Il Miracolo di Sant’Ambrogio
La
chiesa di Sant’Ambrogio, nata intorno all'XI sec., è sì povera di
elementi architettonici, ma è invece ricca di arte e storia.
Sorge
sul luogo dove nel VII secolo si trovava un monastero femminile nato
per ricordare il soggiorno di Sant'Ambrogio, ospitato nei pressi
intorno al IV secolo. Della
Chiesa, già famosa, se ne parlò più diffusamente a partire da 30
Dicembre 1230, anno in cui il parroco Uguccione notò nel calice con
il quale il giorno prima aveva celebrato la Messa, intense gocce
di sangue raggrumato.
Raccolto il sangue in un'ampolla, la consegnò al Vescovo Ardingo Foraboschi che, alquanto scettico, visionò il contenuto e la trattenne per un anno presso di sé. Evidentemente nel periodo ebbe ulteriore prova della soprannaturalità dell'evento e arrivò a dichiarare pubblicamente e formalmente che si trattava di un fatto miracoloso.
Il
Vescovo restituì alle Monache Benedettine - alle quali apparteneva
la Chiesa - l'ampolla arricchita con avorio e oro e foderata con
stoffe preziose. La
notizia del miracolo si propagò rapidamente anche fuori dalla città
e la Chiesa divenne oggetto di intensi pellegrinaggi che si
protrassero per i secoli a seguire. La
reliquia fu conservata sull'Altare Maggiore fino al 1483 quando le
monache decisero di far costruire appositamente una cappella. La
cappella, con la Sacra Reliquia posta su un altare in marmo scolpito
da Mino da Fiesole, si trova ora sul lato sinistro dell'Altare
Maggiore.
Nella
Cappella si può notare la tomba dello scultore che qui chiese e
ottenne la sua sepoltura.
Il
miracolo è testimoniato dal “racconto” di Cosimo Rosselli
attraverso gli affreschi che tappezzano i muri della Cappella; gli
affreschi sono animati da personaggi dell'epoca e dal proprio
autoritratto e si riferiscono ad una processione con l'esposizione
del sangue avvenuta nel 1340 per salvare Firenze dalla peste.
La conta delle api davanti alla SS. Annunziata
Se
vi trovate in Piazza SS. Annunziata, oltre a osservare la Basilica,
l'ospedale degli Innocenti ed il Palazzo in mattoni rossi Budini
Gattai, portatevi sotto
la statua equestre del Granduca Ferdinando I de' Medici,
opera in bronzo del Giambologna, presentata al popolo nel 1608 in
occasione delle nozze di Cosimo II° con Maria Maddalena d'Austria.
Noterete
che la statua è perfettamente in asse a partire dal portico centrale
della Basilica fino alla fiancata del Duomo attraverso tutta la via
dei Servi.
Il
bronzo di cui l'opera è costituita fu ricavato dai cannoni delle
galee Turche catturate dall'Ordine Militare di Santo Stefano durante
le vittoriose battaglie ottenute contro gli Ottomani. A conferma di
ciò, nel sottopancia del cavallo potrete leggere “ De metalli
rapiti al fero trace”.
Il
basamento della statua ed i cartigli sono opera di Pietro Tacca,
allievo del Giambologna.
Sul
lato che guarda la Basilica nel cartiglio in bronzo si nota un’ape
regina al centro contornata da uno sciame di api poste
in strani cerchi concentrici sfalsati.
Lo
schema araldico disposto da Ferdinando, sta a significare che egli,
al centro, governa e dirige con perizia e capacità la città, mentre
il popolo tutto, intorno, partecipa con fervente laboriosità.
Sono ormai di abitudine i continui tentativi dei passanti per riuscire a contare le api e stabilirne la quantità.
Spesso ottenuto un numero al primo tentativo, esso non corrisponde più al secondo e così via.
Sicuramente il numero esatto c'è ma non possiamo divulgarlo: sta a voi stabilirlo dopo le varie prove alle quali vi sarete sottoposti!
Quanti
stemmi colorati
Siamo
in piazza della Signoria. Posizioniamoci di fronte alla facciata di
Palazzo Vecchio e guardiamo in alto.
Sotto
gli archi del ballatoio si evidenziano venti stemmi a colori: sapete
cosa rappresentano? A parte il Giglio rosso simbolo attuale della
città che tutti conosciamo, gli altri rappresentano istituzioni e
personaggi che in varie fasi hanno inciso nella storia fiorentina
fino a tutto il ‘300.
A partire da sinistra verso destra:
1. Croce rossa in campo bianco: rappresentava le insegne del popolo fiorentino. Questo stemma si nota ancora su alcuni palazzi istituzionali. Testimoniava la presenza del popolo nella vita politica cittadina.
2. Giglio rosso in campo bianco: è il simbolo attuale della città. Il primigenio riferimento si deve al fiore indice di bellezza e floridezza che allora come ora è presente in primavera nelle campagne fiorentine. In realtà il giglio dovrebbe essere bianco ma l'inversione dei colori fu voluta dai Guelfi dopo la vittoria sui Ghibellini per diversificarsi da loro che già detenevano questo simbolo.
3. Scudo diviso verticalmente tra bianco e rosso: aveva come significato il legame con la città di Fiesole che, seppure conquistata e semidistrutta dai Fiorentini nella battaglia del 1125, poté conservare il suo antico nome grazie al Vescovado con la sua Cattedrale.
4. Chiavi d'oro in campo rosso: lo stemma simboleggiava la fedeltà delle istituzioni Guelfe verso il Papato.
5. Scudo azzurro con scritta Libertas su fondo oro: significava la libertà e l'indipendenza della Città.
6. Aquila rossa in campo bianco che artiglia un drago verde: si tratta dello stemma di Papa Clemente IV donato alla Parte Guelfa in segno di riconoscenza per il sostegno dato a Carlo D'Angiò nella vittoriosa battaglia di Benevento contro i Ghibellini di Manfredi nell'anno 1266.
7. Giglio bianco in campo rosso: stemma che fu dei Ghibellini nel periodo di dominio a Firenze nel Duecento.
8. Tre gigli d'oro in campo azzurro: stemma di Carlo d'Angiò, primo podestà straniero a Firenze nel 1267.
9. Scudo bipartitoa fasce nere/oro e gigli d'oro in campo azzurro: omaggio dei Fiorentini a Roberto d'Angiò per avere difeso con successo Firenze dai tentativi di conquista da parte dell'Imperatore Enrico VII e di aver amministrato la città con perizia e saggezza dal 1311 al 1316.
Gli altri stemmi a seguire si ripetono. L'ultimo a destra è il giglio rosso, simbolo conosciuto nel mondo vanto e onore della nostra bellissima città.
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