Giovedì 17 Ottobre 2019 Ore 18:46
Attualmente, l'Intelligenza Artificiale (AI) è parte delle nostre vite: è presente in molti sistemi domotici come Alexa e Google; nell'industria, da molti anni, l’AI migliora e velocizza i processi produttivi; nella finanza, rende le transazioni più redditizie; è alla guida delle prime macchine senza pilota (AGV); in medicina, è coinvolta per la diagnosi delle patologie, per le previsioni di modelli epidemiologici e l'elaborazione di nuovi farmaci.
L’ AI la utilizziamo già spesso inconsapevolmente, quando chiediamo al nostro computer di trovarci o di fare qualcosa con Cortana o Siri, quando eseguiamo una traduzione o utilizziamo APP (che utilizzano gli algoritmi AI) dello smartphone.
Più si è diffuso l’uso del computer e degli smatphone, più è stato utile sviluppare dei software che avessero le caratteristiche dell’ AI per consentire elaborazioni più veloci ed efficienti. Inoltre la il sempre maggior uso di Internet ha prodotto un’ampia base dati della quale poter elaborare informazioni utili per questi programmi.
Siamo vicini ad un passo importante. Molte scoperte e applicazioni scientifiche si susseguono velocemente. La potenza di calcolo oltrepassa nuovi confini con il quantum computing, i dati disponibili riguardano ormai un bacino di 4 miliardi di individui e i programmi intelligenti sviluppati da algoritmi genetici nella computazione evolutiva sono applicati in processi di simulazione e problem solving di una tale complessità che non riusciamo a seguirne i passaggi dell'elaborazione. Oltre a chiederci quando, in un sistema neurale artificiale potrà verificarsi la consapevolezza del sé e quale etica potrà avere questa coscienza. L'AI si sta sempre maggiormente rivelando come uno strumento molto potente per migliorare in modo significativo la qualità della vita per tutto il pianeta o, diversamente, aumentare le disuguaglianze mettendo in pericolo la democrazia nei suoi valori più basilari.
È in questo scenario che l'evento-dibattito "Protagonisti del XXI secolo | voce AI ragazzi" organizzato dall'Associazione Italiana per l'Intelligenza Artificiale (AIxIA), si è recentemente concluso presso il prestigioso Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio di Firenze. Un evento che ha illustrato i risultati di un percorso formativo svolto con il coinvolgimento di università e scuole superiori. Un progetto interdisciplinare che ha visto, fianco a fianco, informatici, letterati e filosofi in un tentativo che cerca di delineare il cambiamento dovuto all’applicazione delle nuove tecnologie come big-data e AI, per coglierne le opportunità e contenerne i rischi.
Le domande alla base del progetto sono semplici: cos'è l'AI, cosa fa e cosa potrebbe fare o diventare. Ma le risposte che ne scaturiscono sono complesse e per molti aspetti ancora difficili da immaginare.
L'analisi dei dati e i modelli che si realizzano per capire la portata del cambiamento che questa nuova tecnologia potrà portare nel nostro futuro prossimo, identificano grandi potenzialità, ma anche grandi rischi.
All'evento hanno partecipato studenti della Scuola Secondaria dell’Istituto Gobetti-Volta e l’Istituto dei Salesiani di Firenze, in un gruppo di lavoro in collaborazione con insegnanti di lettere e filosofia, con la collaborazione scientifica del DILEF (Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze) e dall’AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) in relazione al progetto "RapP - Ragazzi e Ragazze Apprendono tra Pari" sull'AI, per indicare una direzione etica e di formazione e preparare gli studenti di oggi al mondo di domani.
L’obiettivo del progetto RapP è lo sviluppo di percorsi di apprendimento tra pari sui temi delle nuove tecnologie digitali, condivisione della conoscenza e sviluppo pensiero critico. Nell'ambito del tema, attribuire ai sistemi AI una dimensione più umana e più consapevole, per trovare armonie migliori fra individuo e collettività.
Cecilia Del Re, Assessore Innovazione e Ambiente del Comune di Firenze ha aperto l’evento con un saluto, indicando come questo sia un’occasione per condividere i futuri scenari sull’Intelligenza Artificiale come strumento per migliorare la società e l’ambiente in cui viviamo.
Piero Poccianti, Presidente AIxIA, ha allontanato i timori che si verificano quando si parla di Intelligenza artificiale. Il nostro immaginario si ricollega subito un'innumerevole quantità di film: Io Robot, AI, Humandroid, Terminator, 2001 Odissea nello spazio, ma sono solo storie che appartengono solo alla fantascienza. Oggi l’intelligenza artificiale che utilizziamo non ha una coscienza ed è concepita per svolgere compiti che non contemplano uno sviluppo senziente autonomo. Poccianti ripercorre brevemente la storia dell’AI. Un concetto che nasce nel 1936. Un articolo di Alan Turing , "On Computable Numbers, With An Application To The Entscheidungsproblem" getta invece le basi di quello che sarà il concetto evoluto nel 1943 da McCulloch e Pitts di intelligenza artificiale: un sistema che impiega degli interruttori come neuroni artificiali nei quali lo stato può essere “acceso” o “spento,” con un passaggio ad “acceso” in presenza di stimoli causati da un numero sufficiente di neuroni circostanti. Di pari passo con l'evoluzione dei computer e dei software, abbiamo oggi una serie di algoritmi di autoapprendimento, "sistemi esperti" in grado di possedere una conoscenza qualificata in un determinato scenario di applicazione e modificare nel tempo il loro comportamento.
Anna Pettini, Professore associato del Dipartimento di Scienze per l'Economia e l'Impresa dell'Università di Firenze ha illustrato come i benefici di un modello di sviluppo sostenibile possano evitare danni sociali, umani e ambientali, ricordandoci la responsabilità delle nostre scelte nella vita quotidiana: votare a favore di una politica consapevole, essere informati, partecipare, comprendere e ripensare i nostri comportamenti di acquisto e di consumo.
Mauro Lombardi, Professore associato del Dipartimento di Scienze per l'Economia e l'Impresa dell'Università di Firenze, spiega come esistano numerose forme per la definizione dell'intelligenza (circa 70 modelli) Essi sono riscontrabili in natura e si caratterizzano proprio nell’essere differenti dall'intelligenza umana.
Più interessante è l’interrogativo che si è posto su quali siano i principi per comprendere e riconoscere l’intelligenza nelle sue differenti forme. Il professor Lombardi sottolinea inoltre come non tutte le intelligenze devono essere entità con funzioni cognitive e senzienti, come nel caso dell'intelligenza umana: ci possono essere "competenze senza comprensione" come in tante entità già presenti nel nostro mondo.
Dino Pedreschi, Professore ordinario di Intelligenza Artificiale dell’Università di Pisa, afferma che, in un panorama di individui intelligenti si possono verificare collettività stupide. Come collettività infatti abbiamo prodotto inquinamento, verticalizzazione della ricchezza e disuguaglianza, guerre e conflitti. E’ dunque indispensabile rivolgere l'attenzione alla creazione di un'intelligenza sociale per concepire e sostenere una tecnologia che crei uno sviluppo armonico: un modello con sistemi tecno-sociali interconnessi per garantire una migliore qualità della vita, coniugando i bisogni della collettività con quelli individuali. Ampio spazio è stato dedicato anche all'illustrazione di come le variazioni nei processi decisionali stiano delineando nuovi modelli di marketing, in sistemi con e senza l'AI, conducano ad una polarizzazione delle opinioni, alla centralizzazione del flusso di informazioni e come sia necessario un maggior numero di interazioni prima di poter raggiungere una stabilità.
Maria Chiara Pettenati, Dirigente di Ricerca di Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), sottolinea il valore del progetto "RapP - Ragazzi e Ragazze Apprendono tra Pari" nell'ambito del raggiungimento di uno degli obiettivi fondamentali dell'agenda 2030: l'insegnamento. Ha inoltre sottolineato come l'istruzione di qualità sia lo strumento indispensabile per raggiungere tutti gli altri.
Orientare il cambiamento per cogliere le opportunità che il futuro ci può offrire, passa attraverso la consapevolezza della complessità nella quale la scuola si muove, evolvendo nuove forme narrative e culturali. Il modello di apprendimento tra pari si è rivelato funzionale per la creazione di progetti articolati: ha valorizzato i gruppi di lavoro, creato scambi interdisciplinari, favorito il confronto e dato vita a relazioni mentor/studenti in modo spontaneo e naturale ottenendo fiducia reciproca e successo condiviso.
Gli Studenti dell’Istituto Superiore Gobetti-Volta, con Mauro Angioni, Professore di Laboratorio di Informatica, hanno presentato il lavoro svolto in gruppo e in affiancamento con studiosi e ricercatori del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze, stimolando un dibattito aperto al pubblico, con la condivisione di esperienze, opinioni e idee sugli argomenti trattati.
Il Comune di Firenze è in prima fila per seguire i suoi giovani cittadini e considerare la loro visione e i loro stimoli come punto di partenza per questa riflessione sull’innovazione digitale.
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