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La Fontana del Nettuno a nuova vita restituita

La Fontana del Nettuno a nuova vita restituita

Firenze 25 Marzo 2019, Capodanno fiorentino. La Fontana del Nettuno a nuova vita restituita.

La fontana del Nettuno ovvero il “bianchissimo Biancone” è stato riportato oggi al suo aspetto originale risalente al 1565, dopo un lungo, accurato ed eccellente restauro da parte dell'Opificio delle Pietre Dure durato oltre due anni. E' stato anche ripristinato in via definitiva lo spettacolare sistema idrico originale. L'operazione di restauro e di ripristino sono state possibili anche grazie alla forte contribuzione di un milione e cinquecentomila euro devoluti dalla Maison Salvatore Ferragamo tramite l'Art Bonus.

La fontana del Nettuno fu voluta da Cosimo I° de' Medici all'apice dell'affermazione della potenza granducale. Il concetto dell'acqua che sgorga e zampilla ha sempre simbolizzato nell'accezione comune, la vita che scorre e continuamente si rinnova. Il Granduca volle attribuire all'opera un ulteriore significato facendo posizionare la statua di Nettuno con lo sguardo rivolto verso il mare allo scopo di rimarcare l'avvenuta conquista dei porti tirrenici, con la conseguente apertura ai traffici civili e bellici attraverso le vie del mare, e riaffermare la propria autorevolezza politica e potenza militare.

Il concorso per la costruzione della fontana si svolse nell'anno 1559. Cosimo I°, indicando il soggetto, invitò gli artisti più importanti a partecipare. Accettarono l'invito Baccio Bandinelli, Bartolomeo Ammannati, Giambologna pseudonimo di Jean de Boulogne, Benvenuto Cellini e Vincenzo Danti. Baccio Bandinelli era lo scultore di corte preferito da Eleonora di Toledo consorte del Granduca e come tale ebbe subito l'incarico, fra le critiche e lamentele degli altri scultori. Ma poco dopo, nel 1560, il Bandinelli morì e la scelta cadde definitivamente su Bartolommeo Ammannati che iniziò l'opera scolpendo un monolite di marmo bianchissimo giunto da Carrara attraverso l'Arno. L'Ammannati, completata la scultura del Nettuno, pose il possente dio su un ampio piedistallo decorato con mostri marini . Il complesso artistico fu collocato al centro della vasca marmorea ottagonale contenente il carro trainato da quattro cavalli, due di marmo bianco e due rosato, sulle cui ruote sono scolpiti i segni zodiacali che indicano il tempo che scorre. Alla base del Nettuno si trovano tre tritoni che suonano delle tibiae. Agli angoli dell'ottagono fanno mostra di sé autentici capolavori in bronzo attribuiti al Giambologna: le divinità marine femminili di Teti e Doride e quelle maschili di Oceano e Nereo con un seguito di fauni, ninfe e satiri scolpiti nel solco dell'arte raffinata del manierismo.

Tutto il complesso marmoreo fu collocato all'estremità sinistra dell'arengario per completare il magnifico e significativo scenario simbolico posto alla base del Palazzo della Signoria in compagnia del David di Michelangelo ed Ercole e Caco di Baccio Bandinelli.

L'acqua necessaria alla diffusione idrica della fontana fu fatta arrivare per la prima volta in città, dalla sorgente della Ginevra situata pressappoco dietro l'attuale Forte Belvedere, attraverso un acquedotto che, scendendo dalla collina, attraversava il ponte di Rubaconte, l'attuale Ponte alle Grazie, ed in sotterranea percorreva la via de'Benci, da lì in Piazza Peruzzi per poi arrivare in Piazza della Signoria attraverso Borgo dei Greci e Via dei Gondi. L'acqua della fontana con un'opportuna deviazione, fu sfruttata in seguito anche all'interno del Palazzo Granducale ad uso e consumo della famiglia e di tutta la corte. L'acqua della Ginevra fu successivamente concessa dai Granduchi, a loro discrezione, anche ad altri palazzi nobiliari che erano completamente sprovvisti di acqua corrente.

Il magnifico gioco delle acque, con la diffusione di circa settanta fra zampilli spruzzi e getti avvolgenti il Nettuno, furono apprezzati immensamente dai fiorentini i quali dimenticarono in fretta le critiche, di cui si ricorda la famosa frase:“Ammannato Anmmanato ma che marmo t'hai sciupato” rivolte all'artista durante l'inaugurazione della statua avvenuta il 10 Dicembre del 1565 in occasione del matrimonio di Francesco I° de'Medici con la Duchessa Giovanna D'Austria.

Da allora fino ad oggi il Nettuno viene chiamato dai fiorentini “il Biancone”, un appellativo che comprende simpaticamente ammirazione e ironia.

Testo di Silvano Caciolli

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