Il Tatuaggio Perduto: Tatuaggi sacri tra Italia e Giappone

Una storia sul tatuaggio sacro che collega l’Italia ed il Giappone.

Missionari, pellegrini, crociati, samurai. Un elemento collega tutti loro, il tatuaggio. Linee che solcano la pelle per mostrare la fede, per proteggere, per guidare. Punti in comune e visioni diametralmente opposte in un percorso che avvicina e lega a filo doppio l’Italia ed il Giappone. 

"Fra storia, mito e sogno, i due paesi si sono compenetrati per anni ed ancora oggi uno ispira l’altro. Scopriamo insieme la storia che nessuno ha ancora raccontato, scopriamo il legame che si cela nelle pieghe del tempo e che ci porterà a scoprire che un popolo che consideriamo lontano in realtà è più vicino di quello che crediamo. Il tatuaggio come veicolo di qualcosa di più, qualcosa che alberga nel nostro cuore e nell’animo.
Passione e amore, per il sacro e per il profano. Dai tatuaggi sacri di Loreto, ai tatuaggi dei samurai, dei crociati e dei giovani e meno giovani oggi.
Il tatuaggio è la nostra storia e parla di quello che ci è successo, ciò che amiamo, ciò che temiamo e quello che sappiamo, lo portiamo sempre con noi. 

Fra pregiudizi, condanne e passione. Lo scontro fra generazioni che si risolve nello scoprire che il tatuaggio può essere un modo per venerare DIO. Le condanne della chiesa e l’appoggio della stessa al tatuaggio, le contraddizioni tipiche del nostro paese e la storia, appassionante e
vibrante del nostro popolo. Scopriamo un volto nuovo eppure antico del nostro paese. Scopriamo la storia dimenticata, il tatuaggio perduto, si svela oggi dopo decenni in cui è rimasto celato nella nostra memoria, nei racconti dei nostri nonni, nel cuore e sulla pelle di chi quei tatuaggi sacri e dimenticati li ha portati
addosso. Scopriamo oggi essendone inconsapevoli noi stessi, la nostra storia ed il legame che ci collega al Giappone, alla sua cultura e alla sua storia. La radice di quella ricerca che ci spinge a riscoprire oggi quello che sapevamo ieri, il cerchio si chiude e ci svela un segreto che la storia conservava ma che era vicino a noi, potevamo toccarlo, sentirlo ma non siamo mai stai in grado".
Marco Fulgione