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A Firenze vino per tutti!! Le “finestrelle da vino”

A Firenze vino per tutti!! Le “finestrelle da vino”

Nel XVII secolo in Italia e segnatamente a Firenze, la crisi economica si fece sentire in maniera esponenziale, in particolare nel settore commerciale, settore aperto al mercato internazionale via terra e via mare, che dal medioevo fino ad allora era sempre stato trainante per lo sviluppo della nazione e della nostra città.

Le cause della crisi nel periodo che va dalla scoperta delle Americhe ai primi decenni del 500, furono sostanzialmente due: la prima, di carattere nazionale, si riferisce alla staticità della classe imprenditoriale sul mercato estero che ebbe come risultato quello di cedere il passo alla concorrenza delle nazioni straniere che, con le loro flotte composte da moderni ed efficienti navigli, avevano significativamente aumentato le rotte di navigazione instaurando nuovi considerevoli rapporti commerciali con le più importanti popolazioni del vecchio e del nuovo mondo. La seconda causa, di carattere locale, fu dovuta a errate valutazioni economiche da parte di aristocratici e produttori con l'abbandono dell'attività dinamica dell'industria e del commercio in cambio di una politica statica e asfittica tesa all'acquisto dei soli beni immobiliari e fondiari.

Per fare fronte a questa congiuntura negativa, una buona parte della borghesia fiorentina e alcune famiglie nobili della città iniziarono a orientarsi verso il commercio locale cercando di sfruttare al massimo la potenzialità dei loro possedimenti agricoli.

Nobili e borghesi residenti nei castelli e nelle ville, circondate da vasti terreni di loro proprietà, intrapresero forme di produzione intensiva di varie colture fra le quali spiccava quella della vite per la produzione del vino che, da sempre, era il prodotto più richiesto dal mercato locale.

Già nel periodo del granducato di Cosimo I dei Medici sorsero le prime rivendite di vino, ideate per arrivare a una distribuzione capillare per la vendita al dettaglio. Cosimo I, verso la fine del suo granducato, per la pressione dei produttori, promulgò nuove leggi a favore del settore agricolo obbligando, però, i produttori stessi a vendere il vino tassativamente di loro produzione ed esclusivamente all'interno delle loro proprietà. Durante il granducato di Ferdinando II dei Medici, quando la crisi toccò il vertice più alto, il governo avvertì la necessità di dare un'ulteriore accelerazione al rilancio dell'economia locale. Vennero emanate nuove disposizioni a favore dei produttori, concedendo loro facilitazioni e la possibilità di vendere vino direttamente in strada al consumatore finale.

Numerosi proprietari di palazzi in città aprirono sulla facciata, accanto al portone d'ingresso, delle piccole finestrelle centinate di misura sufficiente per il passaggio del “fiasco” il cui contenuto era di circa 120 cl.

Il “fiasco” nasce nel primo Trecento nella Val d'Elsa, luogo famoso per la produzione artigiana del vetro, aveva la forma che attualmente conosciamo salvo una sensibile svasatura alla bocca che consentiva di impugnarlo con sicurezza. A protezione della fragile struttura, la parte inferiore del fiasco veniva rivestita di un'erba lacustre, composta da foglie resistenti lunghe e lineari, chiamata sala (carex riparia).

Le finestrelle, veri punti vendita, create per evitare l'accesso del pubblico nel palazzo, erano bordate e ornate in vari modi: con pietra serena, pietra forte, marmo e terracotta, conformandosi allo stile architettonico del fabbricato. Le “finestrelle da vino”, comunicanti con la cantina del palazzo, erano dotate di uno sportello in legno con un chiavistello interno.

Il passante bussava allo sportello, porgeva il fiasco vuoto al cantiniere il quale prontamente lo riempiva e lo riconsegnava dopo avere ricevuto quanto dovuto.

Spesso oltre ai comuni avventori, bussavano alla finestrella poveri e mendicanti ai quali, talvolta non veniva negato un bicchiere di vino senza spesa.

Naturalmente trattandosi di vendita diretta, il prezzo fissato dal produttore era sensibilmente inferiore a quello praticato nelle osterie alle quali il governo, allo scopo di consentire a esse di recuperare gli eventuali mancati introiti, concedeva la possibilità di estendere nuove e numerose attività di intrattenimento all'interno del locale.

In città sono state censite circa 160 “finestrelle” da vino e alcune di esse, dopo la cessazione del loro uso avvenuta nell'Ottocento, sono state trasformate in contenitori di vario tipo: vani per campanelli elettrici, nicchie con immagini sacre, basi per piante e fiori, cassette per la posta.

Vogliamo qui elencare alcuni dei luoghi dove è ancora possibile osservare le “finestrelle” più significative, curiose, particolari e ben conservate nella loro forma originale:

  • Via delle Belle Donne all'angolo di Via della Spada, con targa che dettagliatamente indica i giorni
  • e gli orari di vendita.
  • Piazza Duomo vicino all'angolo di Via dei Servi, inserita in un portale in legno di quella che fu la
  • Casa di Donatello.
  • Via del Proconsolo vicino all'angolo di Borgo degli Albizi, Palazzo Pazzi, contornata da una bella
  • cornice in pietra serena lavorata.
  • Piazza Santa Croce angolo Via Verdi, Via dell'Isola delle Stinche, Via dell'Oriuolo, Via delle
  • Terme, Via del Giglio, Via della Pergola, Via del Trebbio.

    Sappiamo che, al di fuori dell'originario perimetro della città, non c'è traccia delle “finestrelle da vino”. Si tratta quindi di una peculiarità che appartiene a Firenze e a pochi altri luoghi della Toscana. È auspicio comune che questi piccoli e particolari manufatti rimangano conservati nella loro forma originale e ben visibili a testimonianza della nostra preziosa storia e delle nostre secolari tradizioni.

    Testo di Silvano Caciolli


    In foto: buchetta del vino in via Isola delle Stinche, oggi appartenente alla gelateria Vivoli, riconvertita in buchetta del "gelato".

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