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Mi racconti il tuo 4 Novembre del '66? - Gianna e il lavoratorio di Via Lanza

Mi racconti il tuo 4 Novembre del '66? - Gianna e il lavoratorio di Via Lanza

Gianna e il lavoratorio di Via Lanza

La mattina del 4 novembre del 1966, Gianna è a casa con i suoi genitori. E' un giorno di festa e, come ogni anno, avrebbero trascorso la giornata in famiglia. Sono poco più delle 7 del mattino quando il telefono squilla. "Era Renzo, un operaio di mio padre". Mario, il padre di Gianna, è un artigiano e ha un piccolo lavoratorio di borse di pelle per signora. Renzo vive a Rovezzano e dice che lì l'Arno ha dato di fuori. "Disse a mio padre di andare a controllare le pelli. Ne avevano comprate in grande quantità poco tempo prima ed era preoccupato che l'acqua potesse rovinarle". La famiglia di Gianna abita poco lontano dal lavoratorio artigiano. Mario chiede a Gianna di accompagnarlo a controllare le pelli. "Mi chiese di andare con lui per spostare le pelli negli scaffali più alti, non potevamo immaginare la gravità della situazione". Le strade sono appena bagnate, fuoriesce un po' d'acqua dalle fogne, ma è tutto sotto controllo. Iniziano a spostare le pelli, Gianna e suo padre. "Un lavoro faticoso" confessa Gianna abbozzando un sorriso. "Solo verso le 8.30 l'acqua iniziò a salire. Mio padre mi disse di tornare a casa, avrebbe finito lui il lavoro e appena fatto sarebbe rientrato. Io ubbidii e tornai a casa". Gianna e la madre si mettono alla finestra dalla quale vedono sia l'entrata sia l'uscita del lavoratorio. Si mettono lì e stanno in attesa. L'acqua sale, continua a salire e Mario non si vede uscire. "Stava succedendo qualcosa di incredibile, l'acqua arrivava come un torrente. C'era un silenzio spettrale. Si sentivano le grida di persone spaventate, ogni tanto il pianto di qualche bambino. Le auto parcheggiate si scontravano l'una contro l'altra rovesciandosi". La situazione adesso è grave. Mario non si vede e la paura inizia a farsi sentire. "Non capivo perché il babbo non tornasse, ero spaventata e seriamente preoccupata. Non riuscivo a staccarmi da quella finestra". Con l'acqua così alta Mario non può aprire la porta del lavoratorio, la corrente lo travolgerebbe. L'unica via di fuga sono le finestre, chiuse con la sicura. Mario è pignolo e la piccola chiave che serve ad aprire i lucchetti delle finestre la tiene, da sempre, nella stessa mensola sopra il telefono. La chiave è lì, anche quella mattina e, grazie a quella piccola chiave, Mario riesce ad uscire calandosi dalla finestra. Verso le 13.00 arriva una vicina che dice di sentire un uomo che chiama a gran voce "Nella, Nella!". E' Mario. E' sicuramente lui. Gianna e la mamma Nella ne sono convinte. La mamma di Gianna segue la vicina di casa e dalla finestra di casa sua riesce finalmente a vedere Mario. Mario si salva grazie all'aiuto di alcune persone che, con funi e strisce di stoffa, lo fanno entrare in casa loro. "Il babbo restò a dormire lì quella notte. Arrivò a casa la mattina successiva, stanco e sporco di fango. Per la prima volta vidi piangere disperatamente mio padre. Era appoggiato al bordo della vasca". Gianna è emozionata, quasi commossa. Sono ricordi che fanno male, tirano fuori emozioni nascoste in fondo al cuore. Mario piange perché in quella mattina del 4 Novembre ha rischiato la vita e ha perso tutto quello che aveva costruito in 40 anni di duro lavoro. La storia del lavoratorio di Mario finisce con l'alluvione del 1966. Oggi, 50 anni dopo, in quel lavoratorio artigiano c'è Andrea, figlio di Gianna e nipote di Mario. 50 anni dopo, in Via Lanza 64/A, ri-nasce "Il Lavoratorio", un luogo speciale di "Teatro, Danza e Affini". Nonno Mario ne sarebbe orgoglioso.

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