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Passo passo attraverso la città - 2^ parte

Passo passo attraverso la città - 2^ parte

Siete pronti a riprendere la nostra bella camminata per la città? Il nostro Itinerario Non Guidato attraverso alcuni dei luoghi più significativi di Firenze prosegue. Seguiteci!

Siamo di nuovo sulla Piazza Sant'Ambrogio
Voltando lo sguardo sull'angolo destro delle Chiesa che si affaccia su Borgo La Croce, si identificano due targhe in pietra che riportano incise: la dicitura “città rossa” e lo stemma di due torri chiuse in una cinta muraria. Ma quale è il loro significato?

Per “città rossa” s'intende il colore di tutti gli edifici del quartiere che già dal XIV secolo venivano costruiti in laterizio rosso, prodotto dalle tante fornaci operanti nella vicina Via della Mattonaia. Lo stemma invece si riferisce alla “Potenza festeggiante”, in questo caso la “Potenza della città rossa”. 
Le “Potenze”, associazioni laiche, già esistenti dal '300 si occupavano di organizzare le feste nei singoli quartieri in occasione del Calendimaggio, per poi, nei secoli successivi sviluppare e moltiplicare la loro attività in ogni tempo e luogo della città. Una forte svolta la ebbero nel periodo granducale quando furono investite da una maggiore responsabilità nella funzioni sociali allo scopo di promuovere un più forte coinvolgimento del popolo minuto.

Cosimo I dei Medici fu il più deciso a rilanciarne l'attività allo scopo di gratificare i cittadini, rendendoli più autonomi e responsabili e volendo al tempo stesso distrarli dalla politica, con la speranza di ridurre gli eventuali malumori popolari e trascorrere una più tranquilla vita di potere. (“Panem et circenses”, Giovenale, II a.c.)

Francesco I dei Medici, al potere dopo la morte del padre, proseguì con robuste sovvenzioni a finanziare le “potenze” che, nel frattempo, erano aumentate di numero.

A Firenze se ne contavano oltre settanta, sparse nelle vie e nei canti dei vari quartieri e rioni. I nobili e i borghesi non partecipavano all'organizzazione, ma per le stesse ragioni dei governanti, elargivano denaro per il loro sostentamento limitandosi ad assistere alle manifestazioni. Come abbiamo detto, l'attività delle Potenze consisteva nell'organizzare feste in occasione delle varie ricorrenze cittadine, con sagre, tornei e spettacoli teatrali. Esse avevano anche la facoltà di occuparsi di beneficenza, di eventi religiosi come processioni e pellegrinaggi, di commissionare lapidi e opere d'arte da esporre in caso di festeggiamenti eccezionali.

Un esempio viene dal Tabernacolo in terracotta in vetriata policroma, che si vede in alto sull'angolo della Via dei Macci, commissionato dalla “Potenza della città rossa” nel 1525 a Giovanni della Robbia, raffigurante Sant'Ambrogio benedicente.

Un altro esempio, anche se di un altro quartiere, è il Tabernacolo delle Fonticine (Via Nazionale) commissionato dalla potenza di “Beliemme”, operante in quella zona, alla bottega dei Della Robbia. A tal proposito vogliamo citare un curioso episodio. Si narra che in quel luogo, in particolare intorno al tabernacolo, si riunissero molti popolani che, coinvolti in accese dispute e discussioni facevano un gran frastuono. I residenti stanchi di questa situazione iniziarono a protestare dalle loro finestre gridando a gran voce l'intervento di Beliemme e nel farlo, con il tempo, questa parola per corruzione si trasformò da Beliemme in “bailamme”. Ciò determinò e determina ancora oggi frasi come: "cos'è questo bailamme", "ieri c'era un gran bailamme", etc.

L'organizzazione delle “Potenze” era di tipo piramidale. Il popolo partecipante eleggeva un reggente assoluto chiamato Imperatore che a sua volta assegnava ad ognuna delle Potenze un capo dai titoli importanti come Re, Gran Signore, Duca, Monarca e altri nomi altisonanti.

Nel caso di Sant'Ambrogio il capo era il “Gran Monarca della Città rossa.”

Delle tante “Potenze” sparse in città ne citiamo alcune rappresentate da nomi titolati fra i più curiosi e divertenti:

Re di Beliemme - Via Nazionale e Santa Caterina D'Alessandria
Duca del Carroccio – Mercato Nuovo
Principe della Novizia – Mercato Vecchio
Arciduca di Monteloro – Borgo Pinti, Via dei Pilastri
Barone della Malacucina – Via delle Terme, Borgo SS.Apostoli
Re di Borgo San Frediano – San Frediano
Gran Signore della Guelfa – Via Guelfa
Marchese della Nespola – Santa Felicita
Signore dei Tintori – Corso dei Tintori, Via dei Benci

In alcuni periodi dell'anno le varie “Potenze” si davano appuntamento alla Porta al Prato su grandi aree verdi organizzando sfide ludiche animate da scopi pacifici, ma che in realtà si trasformavano in autentiche guerriglie sfocianti spesso in gravi fatti di sangue. Con il tempo, l'accesa rivalità, sempre più aggressiva, consigliarono alle Autorità di intervenire e il Granduca Ferdinando II° dei Medici, provvide a far cessare l'esperienza delle “Potenze”, sopprimendole nell'anno 1629.

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