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Miracolo a Firenze!! La Chiesa di  Sant'Ambrogio

Miracolo a Firenze!! La Chiesa di Sant'Ambrogio

La storia della chiesa

La chiesa di Sant'Ambrogio si trova nell'omonima piazza sulla quale convergono ben cinque strade. Ciò dà la misura dell'importanza storica per la cristianità che il tempio ha sempre rivestito nei secoli.

La prima edificazione della chiesa avvenne nel 988 per volere delle monache benedettine dell'attiguo convento esistente in quel luogo già dal VII secolo. Le religiose vollero dedicare la nuova costruzione a Sant'Ambrogio vescovo di Milano, a ricordo della sua permanenza a Firenze nel 393, ospitato da una devota famiglia che viveva nel quartiere. Il vescovo milanese, fortemente risoluto a diffondere ovunque il cristianesimo, riuscì in virtù del suo forte credo spirituale e la fermezza delle proprie convinzioni, a convertire definitivamente i tanti fiorentini fino allora assai restii a rinunciare alla dottrina pagana.

È da ricordare che nell'anno della sua permanenza in città, l'allora Vescovo Aurelio Ambrogio, consacrò la Chiesa di San Lorenzo, nello stesso luogo dove ancor oggi è ubicata.

Nel corso dei secoli successivi la Chiesa di Sant'Ambrogio subì importanti trasformazioni: nel XIII secolo, a seguito del “Miracolo del Sacramento”, fu ricostruita in stile gotico e notevolmente ampliata per il grande afflusso di pubblico, nel XV secolo furono apportate modifiche interne e fu edificata la Cappella del Miracolo, nel secolo successivo furono realizzati gli archi in pietra serena delimitanti gli altari. Nel XVIII secolo Giovan Battista Foggini costruì l'arco trionfale con i due balconcini ricurvi laterali e l'abside barocco, procurando purtroppo l'occultamento di molte strutture e decorazioni primitive. Nel secolo scorso importanti lavori di restauro consentirono, infine, di riportare alla luce una buona parte degli elementi gotici originali fra i quali la travatura del tetto a capriate.

La facciata esterna, ricostruita in stile neo-gotico nel 1880, si presenta semplice e sobria, priva di elementi architettonici di rilievo.

L'interno, in unica navata a pianta rettangolare con presbiterio rialzato e due importanti cappelle laterali, presenta tavole e affreschi di prestigiosi artisti del XIV, XV e XVI secolo, quali: Agnolo Gaddi, Nicolò Gerini, Scuola di Andrea Orcagna, Lorenzo di Bicci, Alessio Baldovinetti, Cosimo Rosselli, Bartolomeo Cristiani, Raffaellino del Garbo, Andrea Boscoli. E' anche presente una pregevole statua lignea di Leone Tasso, del XVI secolo, raffigurante San Sebastiano.

Altre preziosissime opere, appartenenti una volta alla chiesa, a dimostrazione di quale importanza essa rivestisse, si trovano ora nella Galleria degli Uffizi. Si tratta di: Sant'Anna Metterza di Masaccio e Masolino, l'Incoronazione della Vergine di Filippo Lippi e la Pala delle Convertite di Sandro Botticelli.

Attualmente l'opera più preziosa all'interno della chiesa, sia per la sua sacralità che per il valore artistico che rappresenta, è la Cappella del Miracolo.

Il miracolo

Il miracolo di cui si parla avvenne il 30 dicembre 1230, quando l'allora parroco Uguccione notò nel calice, con il quale il giorno avanti aveva celebrato la messa e che, probabilmente, non aveva pulito sufficientemente, intense gocce di sangue raggrumato. Con grande emozione il sangue fu raccolto in un' ampolla e consegnata al vescovo Ardingo Foraboschi, nel frattempo venuto a conoscenza di quanto accaduto per il clamore suscitato dall'evento che tutto il popolo stava vivendo con grandissimo fervore.

Il vescovo, all'inizio scettico, volle conservare l'ampolla per qualche tempo, finché non ebbe conferma della soprannaturalità dell'accadimento e, conformemente al suo stato di Ministro della Chiesa, dichiarò pubblicamente trattarsi di miracolo.

Ardingo Foraboschi restituì alle monache benedettine, alle quali apparteneva la chiesa, l'ampolla arricchita con avorio e oro e foderata con stoffe preziose.

La notizia del miracolo si propagò rapidamente anche fuori della città e la chiesa divenne oggetto di grande devozione per il mistero eucaristico. Da quel momento in poi, nei secoli successivi, intensi pellegrinaggi si susseguirono con un sempre più crescente numero di devoti .

Per completezza di informazione, il miracolo descritto anticipa di oltre trent'anni quello di Bolsena, avvenuto pressappoco con le stesse modalità, per il quale fu istituita nel 1264 la festa del Corpus Domini.

La venerata Reliquia fu conservata sull'Altare maggiore fino al 1483, quando le monache decisero di collocarla in un luogo dove i fedeli potessero più direttamente venerarla.

La scelta cadde sulla cappella a sinistra dell'Altare maggiore, da subito denominata “del Miracolo”. Le suore affidarono la decorazione a due valenti artisti dell'epoca: Mino da Fiesole e Cosimo Rosselli.

La scultura della Cappella del Miracolo

A Mino da Fiesole fu dato incarico di scolpire un tabernacolo in marmo con altare dove collocare il Calice miracoloso. Il bassorilievo, una pregevole opera d'arte sacra in perfetto stile quattrocentesco, mostra, al centro, i Santi Ambrogio e Benedetto con due Angeli che sorreggono il Calice e, nella predella, la figura del parroco Uguccione nell'atto di consegnare la sacra Ampolla alla superiora del convento.

Gli affreschi della Cappella del Miracolo

A Cosimo Rosselli furono commissionati gli affreschi delle pareti con la raffigurazione di una storica processione, svoltasi nell'anno 1340, per scongiurare la peste che, comunque, sarebbe arrivata 8 anni più tardi.

La rappresentazione si svolge in un contesto quattrocentesco dove sia le strutture che i costumi sono coevi all'artista. La scena di grande realismo si svolge sul sagrato della chiesa sotto la parete dell'ala sinistra del convento. Le ombre proiettate sui fondi chiari degli edifici e della facciata della chiesa suggeriscono che l'artista abbia voluto collocare l'evento nel primo pomeriggio di una giornata illuminata dal sole. Il pittore con tocco leggero, alternando colori tenui a tonalità più vivaci, riesce a rendere i soggetti fortemente partecipativi in una sorta di serena spontaneità. Gruppi di fedeli in fila osservano composti, mentre altri si intrattengono in piccoli gruppi offrendo un immagine di moderato dinamismo. Il carattere pittorico altamente descrittivo ci mostra alcune giovani donne con i capelli ravviati in lunghe trecce bionde, colore di moda all'epoca anche se non naturale, ottenuto mediante tinture particolari. Come era d'uso a quel tempo, gli artisti proponevano nella scena i personaggi più in vista del momento ed è quello che osserviamo nell'affresco: il vescovo che tiene in mano il Sacro Calice, circondato da suore e prelati, è indicato in Antonio Pierozzi, il futuro Sant'Antonino, alcuni devoti inginocchiati ai piedi della scalinata sono personaggi della famiglia medicea, mentre in primo piano spiccano tre figure impegnate a colloquiare fra di loro, si tratta dei famosi filosofi neo platonici Marsilio Ficino, Agnolo Poliziano con al centro Pico della Mirandola. In basso all'estremità sinistra dell'affresco, il personaggio che indossa un copricapo nero con il viso rivolto verso l'osservatore è l'autoritratto dell'artista.

Le tombe degli Artisti

Lasciando la Cappella si notano le sepolture di importanti artisti che la chiesa ha voluto accogliere al suo interno, quali: Mino Da Fiesole, alla base della stessa Cappella del Miracolo, Andrea Verrocchio, Simone del Pollaiolo detto “il Cronaca”, i fratelli Del Tasso e Francesco Granacci.


Testo di Silvano Caciolli

Cose da fare a Firenze