Itinerario Libero Non Guidato
Magnifici palazzi, monumenti e chiese non si trovano soltanto nell'antico centro di Firenze, scrigno prezioso di arte e di storia, ma si estendono e si dispongono anche al dì fuori di esso creando una fantastica cornice intorno alla città. Ed è proprio da fuori, dai piedi delle dolci colline, sulle strade che salgono al Piazzale Michelangelo, che vogliamo iniziare il nostro itinerario. Approfitteremo della fortuna di poter assistere - via via che saliremo - allo spettacolo che offre la vista della nostra città in qualsiasi direzione si volga lo sguardo. E' giunto il momento di mettersi in cammino.
Itinerario:
Piazza Ferrucci – Bastioni – Via San Miniato – Le Corti –
Giramonte – Gattaia – Rimembranze – Basilica di San Miniato al
Monte – Chiesa San Salvatore – Piazzale Michelangelo – Giardino
delle Rose – Via dei Bastioni – Piazza Ferrucci.
Lunghezza Km. 4,500 – dislivello in salita mt. 100 – tempo ore 1.30 (con soste e visite ore 2.30).
Partiamo da Piazza Ferrucci, dal lato opposto al ponte e iniziamo a salire la scalinata della rampa dei Bastioni. Al termine della rampa ci voltiamo a sinistra sulla via dei Bastioni.
I bastioni, di cui oggi rimangono pochissime tracce, erano fortificazioni supplementari addossate alle preesistente cinta muraria del 1333, realizzate per volere del Granduca Cosimo I de' Medici, per una migliore difesa della città.
Percorriamo la Via dei Bastioni, fiancheggiando sul lato sinistro una serie di villette e su quello destro una recinzione di rete metallica che delimita un boschetto. Dopo circa 50 mt., imbocchiamo sulla destra la Via di San Miniato al Monte, chiusa al transito dei veicoli. La via abbastanza ampia e invitante, sale ripidamente, cinta dal verde di alberi e piante arbustive. Il cinguettio degli uccelli che popolano i boschetti ci accompagna nella salita. Alzando lo sguardo, alla nostra sinistra, notiamo la sagoma della Villa La Vedetta il cui accesso è situato sul Viale Michelangelo.
La Villa La Vedetta, realizzata nel 1873, per volontà di Giuseppe Poggi, dal suo architetto di fiducia Enrico Romoli, in stile neo rinascimentale, è un esempio di villa nobiliare trasformata in lussuoso albergo a cinque stelle. La costruzione è circondata da più di 8200 metri quadri di verde che dall'alto della collina scende verso le rive dell'Arno.
Sulla destra, sono visibili attraverso le piante, alcuni bungalow abbandonati appartenenti all'ex camping. Continuiamo a salire e dopo una ampia curva, appare sulla sinistra un grosso cancello in ferro che serve come accesso al parco della Vedetta, attraverso il quale si scorgono alcuni annessi alla villa. Ci troviamo quindi all'incrocio con il Viale Michelangelo dopo avere terminato il primo tratto di Via San Miniato al Monte. Sulla sinistra di fronte all'ingresso della Villa La Vedetta è presente un piccolo giardinetto munito di alcune panchine, con al centro un busto in bronzo di Anatole France.
Anatole France, importante scrittore Francese, ambientò nella nostra città un suo famoso romanzo edito nel 1894: Le Lys Rouge, riferendosi al Giglio Rosso fiorentino. Le autorità Francesi, in segno di amicizia, donarono l'opera scolpita da Antoine Bourdelle alla città di Firenze, nell'anno 1954.
Attraversiamo il viale portandoci sul lato opposto. Di fronte a noi si presenta il complesso di Villa Peyron, lo superiamo e voltando a sinistra, imbocchiamo il secondo tratto di Via San Miniato al Monte. Si sale abbastanza ripidamente. Sulla sinistra, un grosso edificio con loggiati e sulla destra alcune casette, muretti e cancelli di pertinenza di alcune ville sovrastanti, fanno da cornice alla strada. Giunti al termine della salita, appare sull'angolo di destra un Tabernacolo del 500, mentre sulla sinistra si apre il Viuzzo delle Corti. Percorriamo il breve tratto del Viuzzo fino a fermarci di fronte ad un grande cancello per osservare il vasto panorama che si apre dinanzi a noi.
Possiamo scorgere alcune torri di castelli, ville e parchi che coronano la collina fino ad allargare lo sguardo sul corso dell'Arno e i quartieri ad est della città. Ritorniamo sui nostri passi e proseguiamo per l'ultimo tratto di Via San Miniato. La strada è ora pianeggiante, sulla destra alcune case con stemmi araldici bene in vista ricordano i caratteri borghesi e nobiliari della zona, sulla sinistra ville e villette fanno intravedere parchi e giardini che si aprono nella valle sottostante.Giunti ad un incrocio, dove sul lato opposto si trova il cancello d'ingresso del Parco delle Rimembranze, voltiamo a sinistra imboccando la Via Giramonte.
Appena all'inizio, sulla sinistra, al di là di una recinzione metallica, un grande giardino annesso ad una villa con sulla destra un campo di olivi, si perde nella sottostante valle. Nel soffermarci vale la pena osservare i monti e le colline che si aprono davanti a noi: all'estrema sinistra non può sfuggire la sagoma del Monte Falterona, con la classica forma a cupolina, a seguire verso il centro, le propaggini del Pratomagno, di fronte in primo piano il Poggio dell'Incontro, e il valico di Terzano, infine sulla destra la lunga e regolare sagoma di Poggio Firenze. Dall'altro lato, sulla destra della via costeggiamo il Parco delle Rimembranze e attraverso i numerosi filari di cipressi scorgiamo sullo sfondo l'alto muro di cinta del Cimitero delle Porte Sante.
La strada prosegue bordata di olivi e cipressi e dopo qualche decina di metri sulla sinistra si incrocia il Viuzzo di Gattaia, stretto sentiero che porta al sottostante Viale Michelangelo. Proseguiamo a diritto, sulla sinistra si notano alcuni campetti sportivi appartenenti ad un Istituto internazionale per scuole medie e superiori, “International school of Florence”, situato nel complesso della Villa “Torri di Gattaia” con ingresso dal Viuzzo di Gattaia. Più avanti, una villetta precede una distesa di olivi che digrada verso il basso, sul fondo appaiono alcuni tetti rossi appartenenti ad edifici sparsi intorno. Volgendo lo sguardo in alto, notiamo le sagoma inconfondibile della Torre del Gallo con l'annesso Castello ed altre dimore similari. Sempre sul lato sinistro della strada soffermiamoci un attimo davanti al cancello d'ingresso di Villa Ranchetti. La villa si trova in basso al termine di una stradella privata. Nella villa dimorò il famoso poeta, scrittore e saggista Michele Ranchetti, dove morì nel 2008. Lasciamo sulla nostra sinistra l'ingresso della Villa Ranchetti e attraversiamo la strada per accedere poco più avanti, al Parco delle Rimembranze.
Il Parco delle Rimembranze fu inaugurato nel 1926 per ricordare i Caduti della Prima Guerra Mondiale. All'interno del Parco si trovano 3000 cipressi che corrispondono al numero dei Caduti Fiorentini della Grande Guerra. Il monumento visibile al centro del Parco formato da un basamento in pietra con sopra una scultura in bronzo dedicata al Milite Ignoto, è opera dello scultore Angelo Vannetti.
Percorriamo il Parco in direzione delle Porte Sante e una volta usciti, iniziamo ad intravedere il panorama della città che, avvicinandoci alle balaustre sovrastanti lo scalone monumentale del Poggi, si manifesta in tutta la sua bellezza. Entriamo adesso nel complesso monumentale di San Miniato affrontando l'ampia scalinata separata a metà da un grande cancello. Superati i due lati di accesso al Cimitero, ci portiamo sulla grande terrazza, sagrato della bellissima Basilica.
Il Cimitero delle Porte Sante situato all'interno del bastione fortificato della Basilica di San Miniato al Monte, fu inaugurato nel 1848. Progettato dall'architetto Niccolò Matas (facciata della Basilica di Santa Croce), venne realizzato dall'architetto Mariano Falcini sfruttando l'area della fortezza Cinquecentesca che cingeva il monastero disegnata da Michelangelo in occasione dell'assedio di Firenze da parte delle truppe di Carlo V nel 1529. Al suo interno sono ospitate le tombe di tanti illustri personaggi fiorentini, tra i quali: Giovanni Spadolini, Bruno Cicognani, Ottone Rosai, Vasco Pratolini, Carlo Collodi, Giovanni Papini, Odoardo Spadaro, Paolo Poli, Enrico Coveri e molti altri.
Ci troviamo ora di fronte alla Basilica di San Miniato al Monte. Apprestiamoci quindi ad effettuare una breve visita.
La Basilica di San Miniato al Monte è dedicata a San Miniato primo Martire della città. La sua costruzione risale al 1013 in luogo di una precedente Cappella dell'VIII secolo. Essa appartiene ad un monastero Olivetano già dal 1373. I Monaci attuali gestiscono le esigenze del Monastero, dilettandosi anche alla produzione di famose tisane, liquori e miele che vendono in un locale prospiciente la grande terrazza.
La facciata, splendido esempio di stile Romanico fiorentino, con paramento in marmo bicromo, bianco di Carrara e verde di Prato, è caratterizzata dalle perfette forme geometriche e dallo stupendo mosaico del XIII secolo che rappresenta Cristo in Trono tra la Vergine e San Miniato. Sulla sommità si staglia il simbolo della Corporazione dell'Arte di Calimala finanziatrice della costruzione: L'Aquila dorata che ghermisce un torsello.
L'interno, presenta, oltre alle altre innumerevoli opere d'arte, otto imperdibili capolavori che vi suggeriamo di ammirare durante la visita, nel seguente ordine:
1. I capitelli romani e romanici posati su colonne policrome che dividono la Basilica in tre navate.
2. Il pavimento della navata centrale risalente al 1207, composto da intarsi marmorei con motivi geometrici, e dalla spettacolare ruota dello zodiaco.
3. L'edicola della Cappella del Crocefisso, al centro della navata centrale, sotto al presbiterio rialzato, realizzata da Michelozzo nel 1477, per ordine di Piero de Medici, con volta a botte e cassettoni, decorata con terracotte invetriate di Luca della Robbia. La tavola sull'altare è opera del 1394, di Agnolo Gaddi e rappresenta San Giovanni Gualberto e San Miniato.
4. Il presbiterio rialzato ed il coro, al quale si accede da due scaloni laterali, recintato da transenne con intarsi marmorei a disegni geometrici.
5. Il pulpito o pergamo, in perfetto stile romanico fiorentino risalente al 1207, decorato con pregevoli elementi ed intarsi marmorei con al centro una composizione in marmo, raffigurante un' aquila che domina una statuetta la quale calpesta una figura zoomorfa.
6. L'abside, semicircolare decorata in mosaico bizantino risalente al 1297, con Cristo Pantocrator, la Madonna e San Miniato.
7. La cripta, risalente al XI secolo, divisa in sette navate da 38 colonne,alcune delle quali provenienti da alcuni edifici Romani, con sulle volte affreschi del 1340 di Taddeo Gaddi e, nell'altare romanico coevo alla cripta, un'urna con le reliquie di San Miniato. La cancellata in ferro battuto che recinge l'altare è opera del 1338 di Petruccio di Betto da Siena.
8. La Cappella del Cardinale del Portogallo, posta sulla navata sinistra, progettata da Antonio Manetti ed edificata da Bernardo Rossellino, anno 1465, capolavoro rinascimentale fiorentino, fu fatta costruire da Re Alfonso del Portogallo in memoria del Cardinale Giacomo di Lusitania, morto a Firenze all'età di 25 anni. Impreziosita da pietre e marmi colorati che richiamano i colori araldici della casa dei regnanti Portoghesi, mostra affreschi di Alessio Baldovinetti e una copia della tavola di Antonio del Pollaiolo (ora agli Uffizi), esposta sopra l'altare. Sulla volta, tondi in terracotta invetriata bianca e blu, opera di Luca della Robbia, rappresentano le Quattro Virtù Cardinali. Sulla destra la tomba del Cardinale magistralmente scolpita da Antonio Rossellino.
Usciamo quindi dalla Basilica con ancora negli occhi e nella mente le immagini di questa stupenda e preziosa opera d'arte e posiamo ancora una volta lo sguardo al panorama della città che da quassù si mostra in tutta la sua ampiezza. Prima di incamminarci verso l'uscita del Convento alla sinistra della Chiesa, alziamo gli occhi verso il campanile.
Il campanile opera rinascimentale del 1523 di Baccio d'Agnolo, fu usato nel 1530 da Michelangelo unitamente ai contrafforti del Convento, come avamposto di artiglieria, posizionando alla sua base una coppia di cannoni per contrastare gli attacchi dell'esercito di Carlo V durante l'assedio di Firenze. Sebbene Michelangelo avesse protetto il campanile con fasce di lana e materassi, nulla potette contro alcune palle di piombo scagliate dalle bombarde dell'esercito nemico che danneggiarono come ancora si può notare, la parte superiore del campanile.
Oltrepassato il portone si scende per il prato, dove al termine della discesa, appare nell'area di un grande piazzale, la parete laterale della Chiesa di San Salvatore al Monte.
La Chiesa Francescana di San Salvatore al Monte, in stile Rinascimentale, progettata da Simone del Pollaiolo detto il Cronaca, fu edificata nel 1504 per volere della Corporazione dell'Arte di Calimala, come è evidenziato dal simbolo in pietra sulla facciata della Chiesa. L'interno è composto da una unica navata centrale, con cinque cappelle per lato. Nelle Cappelle si trovano alcune tavole di pittori cinquecenteschi e una deposizione in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia. La Chiesa accoglie anche il Monumento di Andrea di Pietro Ferrucci del 1526 a Marcello di Virgilio Ariani, colui che emise la sentenza della condanna a morte di Girolamo Savonarola. Si narra che Michelangelo fosse molto affezionato a questa Chiesa che sorgeva isolata circondata da filari di cipressi, tanto che fu da lui chiamata "la mia bella villanella”.
Scendiamo la scalinata davanti alla Chiesa, attraversiamo il Viale e arriviamo sul Piazzale Michelangelo.
Il Piazzale Michelangelo fu realizzato nel 1869 su progetto di Giuseppe Poggi, nel quadro della riqualificazione generale della collina a sud del centro storico, sulla riva sinistra dell'Arno. Il Piazzale Michelangelo fu ideato come punto convergente di tutta la nuova rete viaria della collina di San Miniato, della lunghezza di circa otto chilometri. La Piazza dedicata dal Poggi a Michelangelo, dominata dalla notevole Loggia in perfetto stile neoclassico, mostra al centro su un basamento in marmo, la statua in bronzo del David di Michelangelo, contornata da quattro allegorie: la notte, il giorno, il crepuscolo e l'alba. Tutto il complesso è copia delle sculture originali marmoree che si trovano all'Accademia ed alle Cappelle Medicee. Le statue furono installate sulla piazza il 25 Giugno del 1873, dopo essere state trainate da ben nove coppie di buoi. La fusione delle statue fu eseguita da Clemente Papi delle Fonderie Reali e le stesse fonderie realizzarono anche l'elegante balaustra in ghisa che circonda la piazza.
Iniziamo a scendere per la grande scalinata che guarda il Forte Belvedere la sua cinta muraria che sale dal basso. Sulla destra una serie di aiuole fiorite e la terrazza panoramica cinta da una ringhiera in ferro. Siamo ora sulla strada delle Rampe, voltiamo a destra e fatti pochi passi, alla nostra sinistra appare l'ingresso del Giardino delle Rose. Apprestiamoci a visitarlo:
Il Giardino delle Rose, fu realizzato nel 1865 da Giuseppe Poggi, su un terreno di proprietà dei Padri Filippini, chiamato Podere di San Francesco. Fu aperto al pubblico nel Maggio del 1895 in occasione della fiera Arte e Fiori. Il giardino, costruito secondo il modello Francese, si estende su tutto il fianco della collina digradando verso il basso attraverso sentieri, vialetti, e piccoli terrazzamenti ornati da una moltitudine di rose dai petali multicolori e profumati. Oltrepassato il grande edificio che ospita il personale e le attrezzature per la cura del giardino, troviamo sulla sinistra una ampia terrazza, sulla quale fanno mostra una serie di sculture in bronzo dell'artista Belga Jean Michel Folon, donate nel 2005 al Comune di Firenze. Altre sculture dell'artista, si trovano sparse nel giardino per un totale di dieci, con soggetti,che vanno dalle singolari figure dei suoi “omini” a quelle fantastiche di significativi elementi della natura umana. All'estremità destra del giardino spicca l'interessante oasi Shorai, realizzata dall'architetto Yasuo Kitayama e da sette maestri giardinieri giapponesi. L'oasi è stata concepita secondo i criteri “Zen” con materiale interamente proveniente dal Giappone.
Usciti dal giardino attraverso il cancello che si affaccia su Via San Salvatore al Monte, percorriamo, tenendoci a destra, un breve tratto di strada, prima di voltare sulla Via dei Bastioni. Seguiamo la Via dei Bastioni, delimitata a sinistra da mura merlate, fino ad arrivare al suo termine dove, sull'angolo, sono ancora visibili i ruderi di un bastione caposaldo delle mura le quali, con un tracciato diagonale, arrivavano fino all'argine dell'Arno. Esse inglobavano al loro interno la grande Torre di San Niccolò, che ora ci appare davanti.
La Torre o Porta San Niccolò, dal nome del quartiere, fu edificata nel 1324 su progetto dell'Orcagna, poco tempo prima del termine della costruzione della sesta ed ultima cinta muraria. La Torre di San Niccolò costituiva il punto di difesa della riva sinistra a est dell'Arno, contrapposta a quella della Zecca, sull'altro lato del fiume. La Torre conserva il suo stato originale compresa l'altezza. Infatti, a differenza delle altre torri della cinta muraria, scapitozzate nel Cinquecento per evitare che si prestassero a facile bersaglio del fuoco nemico, fu mantenuta nelle sue dimensioni in quanto sufficientemente protetta dalla collina di San Miniato. La Torre mostra al suo interno tre grandi arcate, che corrispondono ai tre piani di accesso dove si trovavano gli alloggi dei soldati di guardia. Sui lati si distinguono alcuni stemmi della Repubblica fiorentina, mentre all'interno sotto l'arco della porta è visibile un' affresco del XIV secolo raffigurante la Madonna, San Giovanni e San Niccolò. La grande apertura volta ad est a monte dell'Arno, conserva ancora i cardini in ferro dell'antica porta d'ingresso alla città.
Proseguiamo per il secondo e l'ultimo tratto di Via dei Bastioni, con al lato sinistro un muro in pietra coronato da piccoli merli, fino a giungere all'angolo con l'omonima Rampa percorsa all'andata. Scendendo le scale giungiamo infine al termine del nostro itinerario.
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