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Pergola: Giuseppe Battiston protagonista de 'La valigia' di Dovlatov

Pergola: Giuseppe Battiston protagonista de 'La valigia' di Dovlatov

Giovedì 16 Marzo 2023 Ore 21:51

Al Teatro della Pergola, dal 21 al 26 marzo, Giuseppe Battiston è il protagonista de La valigia, monologo tratto dall’omonima raccolta di racconti di Sergej Dovlatov, adattata dallo stesso Battiston e da Paola Rota, anche regista, con la traduzione di Laura Salmon. Una produzione Gli Ipocriti - Melina Balsamo.

Scrittore, giornalista e reporter per «The New American», giornale di emigrati ebrei in lingua russa, morto in esilio negli Stati Uniti poco dopo la caduta del regime sovietico, Dovlatov raccoglie nella Valigia tutti gli oggetti che porta via quando decide di lasciare per sempre la sua Leningrado: a ogni oggetto corrisponde un episodio e un personaggio della sua vita vagabonda. «Pensai: ma davvero è tutto qui? – si domanda – E risposi: sì, è tutto qui».

Lo spettacolo si articola in un continuo andirivieni tra presente e passato, usando come dispositivo di racconto uno studio radiofonico, attingendo alla storia di Dovlatov. Ne nasce una carrellata di personaggi, quasi fantasmi, che riemergono da una memoria tanto lontana quanto vivida: uomini e donne raccontati con i filtri della distorsione e della comicità.

«È un microcosmo variegato tanto realista quanto malconcio, ma sempre – afferma Giuseppe Battistonestremamente poetico nelle sue rappresentazioni. Sono i reietti, i poveri, i delinquenti, le carogne, come le chiama Dovlatov, da cui l’autore è irresistibilmente attratto. E non è l’unico perché questi personaggi affascinano anche a me.»

Sono figure e storie piene di amore, con una nota nostalgica che cerca di evitare, però, la tristezza. Infatti, come Dovlatov, sono sempre in contrasto con il mondo e la vita, riuscendo a cogliere il lato umoristico nella drammaticità grottesca.

«Leggendolo e rileggendolo viene in mente Čechov» osservano i critici di Sergej Dovlatov, scrittore, giornalista e reporter originale e appartato rispetto al mondo della dissidenza russa. Tanto appartato e originale da aver fatto dire di sé che era sopra ogni cosa un «dissidente dalla vita». E si può aggiungere che, conoscendone l’atteggiamento amaro e dissipatore, viene in mente anche Raymond Carver.

Scomparso nel 1990 non ancora cinquantenne, Dovlatov vede le sue opere pubblicate negli Stati Uniti e in Europa dopo il 1978, anno in cui emigra a Vienna e da lì a New York, dove raggiunge la moglie e la figlia. Prima di allora i suoi romanzi sono circolati in Unione Sovietica come copie clandestine. L’autore racconta sempre di piccoli episodi quotidiani dai quali trae, mescolando il grottesco della vita con una bizzarra natura filosofica dei suoi personaggi (il più delle volte emarginati che si arrangiano a vivere in Russia come in America), pessimistiche lezioni, che risultano di irresistibile umorismo e di assoluta verità.

Al Teatro della Pergola, dal 21 al 26 marzo, Giuseppe Battiston è il protagonista de La valigia, monologo tratto dall’omonima raccolta di racconti di Sergej Dovlatov, adattata dallo stesso Battiston e da Paola Rota, anche regista, con la traduzione di Laura Salmon. Una produzione Gli Ipocriti - Melina Balsamo.

Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda a ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda a ogni oggetto che si prende con sé? E questi oggetti, che peso avranno nella nostra nuova vita? La valigia, così personale e unica, diventa metafora della condizione umana: emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che solo il ricordo ha la forza di immortalare e riportare tra noi.

Attraverso quindi alcuni oggetti e i ricordi che questi attivano, Battiston dà vita sul palcoscenico ai personaggi indimenticabili che hanno fatto parte della vita di Dovlatov. Pare ci sia un test psicologico per capire lo stato d’animo di chi parte per sempre: scegliere otto oggetti, associarne un ricordo e poi un sentimento per ognuno: il sentimento prevalente sarà lo stato d’animo dell’emigrante. Il pubblico si trova così a giocare insieme a Battiston per scoprire che il sentimento di Dovlatov non è solo la libertà, ma qualcosa di più profondo, che dove è arrivato non è così facile trovare. Ai microfoni di una radio Giuseppe Battiston racconta l’amore e l’odio di Dovlatov (ma più di amore si tratta, a dire il vero) verso il Paese che ha lasciato, l’Unione Sovietica, per vivere negli Stati Uniti.

Un “presentatore” si aggancia così al mondo sonoro per evocare la propria storia, ma a chi parliamo quando parliamo alla radio? E chi ci ascolta? Non lo sappiamo, così Dovlatov, per il quale è forse più importante rivivere un racconto che insegna a rispettare ciò che rispettabile non è, che aiuta a comprendere come, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni.

[EXTRA(0)]

Sabato 18 marzo il regista e attore incontra il pubblico al cinema Astra di piazza Beccaria in occasione della proiezione del suo film “Io vivo altrove” (proiezione alle 18 e alle 21).

“Io vivo altrove” (Italia, Slovenia 2023, 104 minuti) è il debutto dell’attore alla regia (nel film lo troviamo anche nei panni di attore). Una commedia sul ritorno alla natura liberamente ispirata al romanzo “Bouvard e Pécuchet” di Flaubert. Biasutti e Perbellini hanno lo stesso nome, Fausto, e odiano entrambi la vita nella grande città. Si conoscono per caso durante una gita per fotoamatori, diventano amici e iniziano a coltivare insieme il sogno di andare a vivere in campagna, mantenendosi con il frutto delle proprie fatiche. Quando Biasutti eredita la vecchia casa della nonna a Valvana, sulle colline del nord est, il sogno può finalmente diventare realtà: l’accoglienza in paese, però, si dimostra meno calorosa del previsto…

Il film sarà inoltre proiettato domenica 19 marzo ore 11.00; 18.15, lunedì 20 marzo ore 16.00, martedì 21 marzo ore 19.00, mercoledì 22 marzo ore 17.00, 21.15.

“Questo film è una fiaba – ha detto Battiston - Una fiaba contemporanea immaginata e scritta per lavorare insieme. Insieme a Flaubert che per primo, creando questi due personaggi epici nella loro tragica commedia, mi ha fatto venire voglia di raccontarli”.

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